Il 25enne Andrea Piscina, speaker ora sospeso del programma «I Nottambuli» su RTL 102.5, è stato arrestato con l'accusa di «produzione di materiale pedopornografico» e di «violenza sessuale».

Nel suo telefono «i tecnici informatici della polizia locale ritengono di aver rintracciato la prova dei reati (...) e cioè oltre 1.000 immagini corrispondenti alla registrazione di altrettante videochiamate (e contestuali chat) di esplicito contenuto pedopornografico intrattenute con bambini fra i 9 e i 14 anni, adescati in Rete fingendosi 'Alessia'»: un'adolescente che, dopo la promessa di «farsi vedere nuda dai maschi online, li provocava a compiere atti di autoerotismo e a mostrarsi nudi» [Corriere della Sera, evidenze nell'originale]. 

Auspicando un rapido accertamento in sede giudiziaria delle responsabilità contestate all'indagato, occorre ricordare che non si tratta di un caso isolato se in 5 anni gli adescamenti online sono aumentati di oltre l'80%secondo la National Society for the Prevention of Cruelty to Children: tra questi 1 su 4 riguardano bambini in età da scuola primaria.

Cosa suggeriscono i fatti di questa particolare vicenda nel contesto del tragico trend globale? Evidenzio tre elementi.

Primo elemento: l'età dei bambini coinvolti è molto bassa, a partire dai 9 anni, un'età cui è vietato iscriversi a un Social Network senza il consenso dei genitori; l'età minima legale in Italia è 14 anni (articolo 2-quinquies del D. L. 101 del 2018). Poiché è ormai chiaro che il consenso genitoriale è aggirabile anche da un bambino, appunto, resta aperta la strada della definizione normativa dell'età dell'accesso alle reti sociali, sotto la quale non deve essere consentito, come avviene per la patente del motorino: è, questo, un impegno Istituzionale da studiare nei dettagli, ma da prendere urgentemente sul serio.

Secondo elemento: nella vicenda, si scopre che persino bambini delle elementari sono stati attirati non con giochi o «dolcetti» o altro che possiamo immaginare interessi dei bambini, ma con una proposta sessualmente sensibile di una ragazza più grande, falsa in questo caso. Chi pensa di usare il «sesso» per attirare anche dei bambini conosce il velenoso brodo di coltura in cui stanno crescendo, in cui l'argine tra l'infanzia e l'età adulta è caduto, così come quello tra il proibito e il vietato ai minori. Nell'era dello smartphone regalato anche alla prima comunione, al bambino non sono risparmiate immagini e video inadatti alla sua età, a partire dai video musicali: chi non ci crede, chieda agli e alle insegnanti della primaria.

Terzo elemento: il numero delle chat. Nel cellulare dell'indagato ne sono state trovate oltre 1000 di  «esplicito contenuto pedopornografico»: se - a quanto pare- una sola persona ha potuto avvicinare un numero elevato di minori adescandoli in lingua italiana, significa che la vulnerabilità digitale dei bambini nel nostro Paese è divenuta una reale emergenza, cui il sistema educante e le Istituzioni devono insieme e rapidissimamente rispondere, per evitare che gli agnelli siano serviti ai lupi su un piatto d'argento.

Si potrà così iniziare ad andare oltre la riprovazione, il disgusto, il desiderio di vedere puniti i colpevoli, lo scandalo: tutti «sentimenti» giusti, ma che, in assenza di altro che metta in crisi le nostre certezze, sono poco più di un palliativo, dal vago sentore autoassolutorio. 


Marco Brusati
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