«Si vantavano di aver baciato o aver avuto rapporti intimi con delle ragazze scrivendo i loro nomi su un foglio bianco appeso in classe, visibile a tutti.

È  successo al liceo classico Visconti di Roma, uno dei più prestigiosi della Capitale (...) dove un gruppo di maturandi ha affisso sul muro di una classe una vera e propria ‘lista delle conquiste’ con i nomi delle ragazze della scuola con a fianco il nome di ragazzi con cui avrebbero avuto una relazione» [Agenzia Dire, evidenze nel testo, mie].

Come in una coazione a ripetere, anche in questa occasione sta succedendo questo: si alza un polverone mediatico, si fanno dichiarazioni buone per quasi tutte le stagioni, si aspettano, augurano, richiedono delle sanzioni per i responsabili, si discute se siano o meno adeguate con l'intervento di 'esperti' e poi si passa ad altro. Certo che l'atto è da condannare, ci mancherebbe! Tuttavia, condannare a posteriori un atto così palesemente osceno in ogni senso mi pare che sia 'poca spesa, tanta resa', mentre fare autocritica o un esame di coscienza costa tanto, perché mette in crisi le nostre certezze, costringendoci a rivedere o rigettare quanto abbiamo acriticamente accettato che divenisse normale - e quindi esemplare- per le giovani e giovanissime generazioni. 

Per questo ho pensato a tre gruppi di domande scomode da sottoporre a chi oggi sta gridando allo scandalo, chiamandosi contemporaneamente fuori dal problema, alle quali mi sottopongo io per primo. 

#1. Quando, anche su giornali e TV mainstream, i VIP o i meno-VIP raccontano pubblicamente le prestazioni sessuali o intime di partner o ex-partner, non si sta per caso favorendo la diffusione di una cultura della violazione della privacy sessuale che per sua natura dovrebbe godere della più ampia protezione? Perché la Legge 'codice-rosso' dovrebbe sanzionare solo chi diffonde filmati come nel revenge-porn e non anche chi racconta ed espone al pubblico un atto che è strutturalmente, ontologicamente, inequivocabilmente privato? 

#2. Il sesso-prestazionale, quantitativo e tecnico-anaffettivo è un tragico problema generazionale indotto dalla diffusione della pornografia che lambisce anche l'infanzia dotata di smartphone consegnati ad età problematicamente precoci, nel silenzio sorridente e compiaciuto del mondo educante. Ecco le domande: sappiamo che la classificazione per 'ragazza-prestazione' usata dagli studenti romani è il tipo di classificazione che si trova nei siti pornografici? Abbiamo il coraggio di chiedere a quei giovani romani a che età hanno avuto accesso al mondo della pornografia online, per esempio? E di prendere le conseguenti azioni protettive per chi sta crescendo dietro di loro?

#3. Questi giovani hanno fatto una lista pubblica di esperienze affettive o intime, esponendosi così alla reazione e alla giusta riprovazione. Tuttavia, sappiamo cosa passa di sessualmente sensibile nelle chat di ragazzini e ragazzine di prima media? Lo sappiamo, lo chiediamo, ci informiano, aiutiamo, preveniamo, correggiamo, interveniamo,  oppure preferiamo rifugiarci dietro lo scudo della protezione della privacy individuale anche di chi ha da poco imparato ad allacciarsi le scarpe

Credo che queste domande, magari crude e non esaustive, possono aiutarci riflettere sul fatto che nessun adulto possa chiamarsi fuori puntando il dito e scandalizzandosi, senza parallelamente interrogarsi su cosa si stia acriticamente accettando che arrivi persino ai più piccoli, soprattutto attraverso le reti mediali e gli strumenti digitali.

 
Marco Brusati
Contatti
Foto gratuita di anemone123
Licenza Pixabay