Succede in Germania: un manifesto pubblico ritrae una giovane mamma che allatta un infante e vicino a sé un altro bambino piccolo.
Una scena bella, anzi bellissima, che coglie un attimo di grande intimità, l'archetipo direi, da osservare con discrezione, empatia, simpatia. Si può vedere cliccando sull'icona sottostante [cf. TheoBlog.de]
A un primo sguardo si potrebbe pensare alla pubblicità di un centro di aiuto all'infanzia, alla maternità, alla famiglia, oppure a quella di prodotti per l'infanzia. Non è così, perché il claim è: 'Futuro o killer climatici?' [Zukunft oder klimakiller?]. In sostanza, ci si chiede se i figli che una donna decide di mettere al mondo e allevare siano il 'futuro' oppure dei 'killer climatici', consumatori di risorse, produttori di anidride carbonica e quindi causa di future catastrofi climatiche.
La ruvida domanda non ha una risposta e formalmente non è un'affermazione; in fin dei conti, si potrebbe dire, è solo una domanda. C'è però un fatto non opinabile: l'associazione tra l'immagine di una donna che allatta un infante, un bambino piccolo e la parola 'killer'. Associare immagine e parola apre a nuovi significati, normalizzandoli.
Inoltre, diremmo ancora 'è solo una domanda' davanti a un manifesto con dei medici e la scritta 'salvatori o killer?'. Non monterebbe una giusta indignazione generalizzata? Per la donna-madre di indignazione ce n'è ben poca.
Va infine notato che nella rappresentazione manca una figura paterna nella sua portata simbolica, oltre che antropologica e psicologica; manca poi un minimo di contestualizzazione sociale: la donna è sola e lei sola è evocativamente caricata della responsabilità, mentre tutti gli altri attori sociali, in questo messaggio, sono assenti e quindi esentati da compiti.
A margine, va detto che il manifesto fa parte della campagna promozionale di Arte, canale di servizio pubblico televisivo che promuove programmi culturali in Germania e Francia. Se ne sentiva la mancanza? È solo una domanda.
© Marco Brusati
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