Il successo di numeri del Festival è accertato, a meno che non si voglia mettere in discussione il sistema Auditel, magari con ricerche sociometriche come si fa per il gradimento settimanale dei partiti.

Al dato degli ascolti, corrisponde il fatto che 45-50 milioni di persone non ha visto il Festival e 35-40 milioni non ha nemmeno acceso la TV. Teniamone conto quando, pur in presenza di indiscutibili successi numerici di una trasmissione, si parla di Italia e di Italiani incollati alla TV, di un evento che è espressione dei nuovi sentimenti e pensieri degli italiani e così via. Siamo in un'Italia plurale e si vede.

Finita la festa per quelli che l'hanno guardata, per i pochi che vi hanno partecipato e per i pochissimi che ne hanno beneficiato o ne beneficeranno, si torna tutti all'anormalità della vita delle famiglie: solo per fare un esempio, in aggiunta al caos sociale, normativo e burocratico (chiedere agli insegnanti e ai negozianti per esempio) ci troviamo davanti alla sorpresa di bollette energetiche letteralmente raddoppiate a parità di consumi (testato stamane a casa mia con l'arrivo della prima del 2022): un fatto che premette ulteriore sofferenza, chiusure d'attività e allargamento della fascia di povertà.

Come sta avvenendo ormai noiosamente, nelle emergenze pochissimi stra-guadagnano e gli altri stra-pagano, come parte di una 'massa dannata' a non poter scegliere, consapevolmente o inconsapevolmente che sia. Così, lo scollamento tra chi fa festa e chi nemmeno si accorge che sia  iniziata occupa da tempo i miei pensieri. Panem et circenses era il metodo di governo delle élites romane per stabilizzare e assorbire le tensioni popolari, in una società fondata sulla disuguaglianza istituzionalizzata e la schiavitù. E noi? I circenses li abbiamo avuti. il panem si vedrà. Buon ritorno all'anormalità. 

 
Marco Brusati
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