Il mio 'premio' per il miglior testo di Sanremo 2022 (personale, a distanza e puramente intellettuale) va a Giovanni Truppi per "Tua padre, mia madre, Lucia".

L'ambientazione apre (bar di Torino) e chiude (l'incrocio) in maniera coerente (non metafore o immagini a caso che fanno bello il ritornello); ci sono associazioni verbali originali ("nuda di rabbia"); c'è concretezza vissuta ("lo so che per quello che vogliamo fare noi, un per cento è amore e tutto il resto è stringere i denti"); c'è profondità nello scandagliare il sentimento ("amarti è credere che quello che sarò sarà con te").

Un bell'esempio di 'cruda poesia', un termine che uso anch'io, ma che ho appreso dalla viva voce del grande Mogol negli anni in cui mi aveva chiamato a dirigere il suo CET (poco prima di iniziare il percorso di Hope). Si tratta inoltre di un testo che 'tiene' dall'inizio alla fine, cosa rara nel contesto autorale non solo del Festival, ma delle produzioni tout-court.
Dedico il 'premio' ad altri due grandi autori con cui ho collaborato molte volte anche nei corsi di Hope Music School, ovvero Oscar Avogadro e Sergio Bardotti, che stanno guardando il mondo dall'altra parte del cielo e con cui ho condiviso spesso considerazioni analoghe a queste, loro che erano dei puristi della forma testuale cui mi associo volentieri. Un esempio: se uso la parola 'io' in una canzone, devo tenere presente che ha l'accento sulla 'i' e non sulla 'o' altrimenti se si cantasse 'iò' si verrebbe a riprodurre il verso di un simpaticissimo somarello.

Quasi infine: è il mio umile 'premio' senza compenso alcuno o riconoscimento che non sia la mia stima di autore.
Infine: è 'a mio parere motivato'. Grazie in anticipo di rispettarlo.
Infine-infine: la valutazione è esclusivamene sul testo, non sul brano musicale o sul video ufficiale che l'accompagna.
Post-infine-infine: qui si trova il link al testo completo. 


Marco Brusati
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