Intervistata su Radio Sirius Xm, Billie Eilish ha rivelato gli effetti della pornografia in età precoce. «Penso che il porno sia una vergogna. Guardavo un sacco di pornografia, se devo essere sincera. Ho iniziato quando avevo, tipo, 11 anni».

Ha aggiunto poi: «Penso però che mi abbia davvero distrutto il cervello: mi fa stare malissimo il fatto di essere stata esposta a così tanta pornografia quand’ero così piccola», rivelando di avere avuto incubi a causa di questa esposizione. Billie Eilish è Star globale, cui i decisori globali della musica hanno già assegnato 7 Grammy Awards (5 nel 2020 e 2 nel 2021), 7 MTV Awards e 2 Nickelodeon Kids' Awards. Di questo progetto artistico ho già trattato in un precedente articolo «E se la Star globale delle ragazzine e bambine tratta temi come il suicidio tra ambientazioni horror e rappresentazioni sataniche?».

C'è però un dettaglio inquietante nell'intervista, ovvero quando l'Artista ammette che sessualmente si sia «trovata a non dire no a cose che non andavano bene. Pensavo che io, da quelle cose, avrei dovuto essere attratta» [Il Corriere della Sera]. In questo 'avrei dovuto' c'è tutta la distanza tra ciò che piace e ciò che deve piacere, tra ciò che 'per me' non va bene e quello che non posso dire che non va bene, temendo di incorrere ogni momento nella riprovazione sociale. Finché si tratta di un paio di scarpe, di una felpa o di una maglietta, obtorto collo, passi: quando si tratta di scelte legate alla sfera dell'intimità più profonda, dell'affettività e della sessualità, che senso ha far sentire una ragazzina pressata a farsi piacere cose che magari disgustano?

Perché le parole libertà, rispetto e protezione dell'infanzia abbiano ancora un minimo di senso, questo non può accadere. E accade.


Marco Brusati
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