Il caso non esiste nella società globale, nemmeno nell'industria musicale in cui pochi soggetti globali sono in grado di muovere persino i confini del bene e del male.
E lo fanno attraverso quel potentissimo linguaggio che è la musica, fruita nella solitudine di una smartphone in età sempre più precoce. Il 2021 ha visto diversi progetti artistici spostarsi verso l'area dell'occulto in maniera leggera e piacevole, abbassando la soglia di resistenza ed iniziando un'opera di normalizzazione della personificazione del Male che è Satana, simbolicamente o realmente che sia: flirtare con il demonio è divenuto accettabile ed andiamo verso il 'raccomandabile'.
La problematica non è tutta nelle proposte in sé: la musica con simbologia satanica o la musica satanica tout court c'è da un po' di anni, ma oggi non è la stessa cosa, per quattro motivi: il primo è che lo smartphone te la porta in casa e non devi cercarla perché fa parte delle proposte maisnstream; la seconda è che non ci sono limiti di età perché non è vietata i minori; la terza è che non c'è nulla di brutto, tetro, ma tutto -o quasi- è bello, colorato, allegro e piacevole; il quarto è che la presenza della simbologia satanica si inserisce in percorsi artistici già formati e non si presentano così al primo colpo. Quindi non è 'tutto come prima'.
Il fenomeno attuale aveva avuto un illustre precedente nel video «All the good girls go to hell» di Billie Eilish. Come scrivevo in un editoriale precedente nel video «alla ragazza crescono ali sataniche, cade dal cielo e inizia a cantare 'Il mio Lucifero si sente solo' [My Lucifer is lonely]; dalle immagini si capisce che Lucifero è lei stessa». Va tenuto presente che il pubblico di questo progetto artistico visto oltre 200 milioni di volte su Youtube, parte dalla tarda infanzia o preadolescenza che dir si voglia. Si può vedere il video cliccando sull'icona sottostante, prestando particolare attenzione dal minuto 2'25''.
Un altro progetto artistico da conoscere è quello che emerge dal videoclip «Montero» di Lil Nas X [min. 2'28'']. Si tratta dell'artista che ha promosso le cosiddette 'scarpe di satana' [cf. La Stampa] ed è stato eletto come un uomo dell'anno dalla rivista GQ [cf. Nbc News]. In questo progetto visto oltre 450 milioni di volte solo su Youtube, l'Artista fa una lap dance per il demonio, al termine della quale egli stesso diventa Satana: si tratta di rappresentazione di iconografie, che poco lasciano al dubbio. Si può vedere il video cliccando sull'icona sottostante, prestando particolare attenzione dal minuto 2'30''.
Sempre nel 2021 è uscito il brano «Demon hight» di Lil Uzi Vert [la pronuncia ricorda il suono 'Lucifer']. Nel video, l'artista si rappresenta in una scuola superiore ricoperta da scritte sataniche. Si può vedere il video cliccando sull'icona sottostante.
Di simbologia satanica è condito anche «Run Run» di Shenseea, che si può vedere il video cliccando sull'icona sottostante e dove è presente anche una narrativa sacrificale di possiamo solo accennare l'esistenza in questo articolo.
Se progetti di questo tipo fossero solo 'musica per adulti', perderebbero buona parte del loro appeal, mentre, per la targettizzazione feroce degli algoritmi che inseguono i grandi numeri, finiscono pure nelle playlist di ragazzini; ed è qui che si incontrano l'adolescenziale voglia di ribellione all'adulto con la proposta del 'modello' estremo di ribelle all'Autorità Suprema, a Dio e alle sue regole.
La questione aperta, se così vogliamo chiamarla eufemisticamente, è che il mondo educante fatica a discernere cosa è bene e cosa è male nei progetti estetico-artistici, in assoluto o in relazione all'età: troppo spesso rimane accecato dallo sfavillare della novità e dal battage normalizzante dei media, finendo per astenersi da un'analisi critica ed accettando, di fatto, quel che arriva. Per i formatori risulta invece sempre più importante comprendere la dinamica dei flussi culturali, da dove passano i contenuti e attraverso quali canali, così da offrire un'adeguata e precoce lettura della realtà in cui sono immersi coloro che sono chiamati ad educare. Pena il non conoscerli.
© Marco Brusati
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